

SULLE ALI DELLA LEGALITA'
"Ciò che è dannoso nel mondo non sono gli uomini cattivi,
ma il silenzio di quelli buoni"
M.L. KING
I BENI CONFISCATI ALLA MAFIA
I beni confiscati alla mafia
Se la gioventù le negherà il consenso, anche l'onnipotente e misteriosa mafia svanirà come un incubo.”
Paolo Borsellino
“Il silenzio uccide, il silenzio è un comportamento mafioso.”
Antonio Di Pietro
“La mafia era, ed è, altra cosa: un «sistema» che in Sicilia contiene e muove gli interessi economici e di potere di una classe che approssimativamente possiamo dire borghese; e non sorge e si sviluppa nel «vuoto» dello Stato (cioè quando lo Stato, con le sue leggi e le sue funzioni, è debole o manca) ma «dentro» lo Stato. La mafia insomma altro...”
Leonardo Sciascia
“Può anche sembrare banale, ma se avessimo una occupazione legale garantita ai giovani, del cento per cento, probabilmente la mafia farebbe più fatica a reclutare manovalanza.”
Giuseppe Ayala
“Chi tace e chi piega la testa muore ogni volta che lo fa, chi parla e chi cammina a testa alta muore una volta sola.“
Giovanni Falcone
“La mafia sarà vinta da un esercito di maestre elementari.”
Gesualdo Bufalino
La classe 3E con l'aiuto della prof.ssa Arcuri prendendo spunto da queste frasi pronunciate da uomini che hanno rappresentato un grande punto di riferimento per la Sicilia e per il fenomeno “Mafia” ha voluto approfondire il tema legato alla confisca dei beni da parte dello Stato che, mai come oggi, è l’unica vera vittoria contro la criminalità organizzata.
Abbiamo voluto vedere di persona luoghi che oggi rappresentano le istituzioni, la memoria e la legalità e che ieri erano covi di boss e spazi tolti alla cittadinanza. Abbiamo capito che l’unico modo per dire “basta” ai soprusi, alle logiche del denaro sporco, alla sete di potere è “denunciare” per non diventare complici di chi pensa che la paura, l’intimidazione, il ricatto, possano rendere l’uomo succube di chi non ha il minimo rispetto per la legge.
Abbiamo compreso che la parola “omertà” non è un sinonimo di “silenzio” ma che è l’atteggiamento di chi si fa complice delle ingiustizie e degli atti criminali.
Noi giovani, siamo il futuro, la speranza, di una terra che deve ritrovare se stessa senza piegarsi, noi cresciamo SULLE ALI DELLA LEGALITA'

La confisca dei beni appartenuti ai mafiosi e la loro destinazione a fini sociali. Riappropriarsi delle proprietà della mafia per riaffermare la legalità, il riscatto dei territori dal condizionamento criminale, la rinascita e la lotta culturale, oltre che patrimoniale, alle mafie.
Parlare di lotta alla mafia significa affrontare un argomento molto ampio e difficile, sia per quanto riguarda cosa fare, sia per quanto riguarda il cosa si dovrebbe fare di più. Il tema che tratteremo, noi alunni della classe 3E, riguarda i beni confiscati dallo Stato e il loro riutilizzo.
Per beni, intendiamo quelli mobili: denaro, conti correnti, automezzi, apparecchiature informatiche o altre attrezzature; e quelli immobili: case, terreni, fondi di qualsiasi tipo e aziende. Oltre il 47% dei beni confiscati si trova in Sicilia, seguita dalla Campania e dalla Calabria. Questi beni vengono dapprima sequestrati dalle forze dell’ordine, poi successivamente confiscati, quindi diventano proprietà dello Stato. Purtroppo non avviene sempre così o almeno non in tempi brevi, infatti il processo che va dal sequestro alla confisca è molto lungo e può capitare anche che dei beni sequestrati parecchi anni prima, non siano ancora stati confiscati, a causa dei lenti processi burocratici o non vengano assegnati in tempi brevi. Facendo una stima, ad oggi in Italia, si possono contare circa 25.500 beni sequestrati alla criminalità organizzata, solo 7.000 confiscati e tra tutti solo 3.000 hanno avuto una destinazione e quindi un riutilizzo per la società. Secondo le Procure della Sicilia, a Trapani, su 80 beni confiscati, nessuno è stato assegnato, mentre a Siracusa non risulta nessun bene sequestrato e poi confiscato, come se la mafia non esistesse! Ogni Comune a cui è stata assegnata una proprietà, decide la destinazione finale di quel bene che nella maggior parte dei casi si assegna in concessione, a titolo gratuito, a comunità, enti, organizzazioni di volontariato, cooperative sociali, comunità terapeutiche e centri di recupero per tossico-dipendenti. Per cercare di riscattare quei territori dove la mafia ha colpito, tutte queste attività sociali, vengono concentrate in un punto ristretto, in modo che quei luoghi possano tornare a rivivere. Infatti il vero problema non è la confisca dei beni, ma la restituzione di quei terreni tolti alle brave persone martoriate dai tanti soprusi dell’illegalità. Purtroppo tali problemi sociali, strano ma vero, derivano in parte dalle stesse persone sfruttate dalla mafia, perché l’unico modo per eliminare del tutto queste associazioni malavitose è denunciarle. La maggior parte delle persone, testimoni di delitti o vittime stesse della mafia, hanno paura di sporgere denuncia impedendo alle forze dell’ordine di porre fine alle ingiustizie. Questo “silenzio” è chiamato comunemente OMERTÁ ed è la base fondamentale sulla quale il crimine organizzato fa leva, non solo tra i componenti di uno stesso gruppo malavitoso, ma anche tra la povera gente.
Gli alunni: Giorgia Gennaro, Emanuela Carista, Martina Greco, Federica Raccuglia, Giorgia Floccari, Sabrina Ventimiglia, Aurora Pellerito, Noemy Viola, Carlo Vitellino.

IL PARCO UDITORE
Questo polmone verde di 9 ettari che sorge nel quartiere UDITORE da decenni e decenni era inutilizzato, circondato da una alta muraglia tanto che, gli stessi palermitani non lo conoscevano e dove si nascondeva Totò Riina, è stato dotato secondo gli standard europei con area fitness, con tanti attrezzi per gli sportivi e tavoli da ping-pong, parco giochi per bambini e lettiere per i cani, inoltre i fichidindia, gli agrumi, le piante e i fiori e le fontanelle funzionanti lo rendono lussureggiante e pieno di aree relax per tutti.
Il parco è stato realizzato grazie alla volontà di un gruppo di ragazzi volontari ed è diventato sempre più folto anche attraverso una comunità Facebook, che, raccogliendo più di 5.000 firme ha presentato una proposta di iniziativa popolare. Il Piano regolatore generale di “Fondo Uditore-Gelsomino”è stato cambiato: da area destinata alla cementificazione ad area destinata a parco urbano.
Un esempio di cittadinanza attiva, civile e responsabile. Fondo Uditore, da nascondiglio di un boss mafioso assurge a simbolo di legalità arricchendo Palermo in termini di qualità della vita.
Ripercorriamo in poche ed essenziali tappe, la sua “travagliata” storia:
IL PARCO UDITORE IN PILLOLE
1963 - L'area del parco perviene alla Regione dall'Agip. Ma rimane ad affittuari per oltre 30 anni.
1993 – Viene arrestato il capomafia Totò Riina, a Fondo Uditore. L'area ritorna a disposizione della Regione.
2008 - La Facoltà di Architettura dell'Università di Palermo attorno al prof Manfredi Leone, inizia gli studi per far coesistere, nell'area, la tutela naturalistica e la destinazione a centro della direzione della Regione, mentre la facoltà di Agraria vi contribuisce con una mappatura delle specie vegetali presenti.
Novembre 2010 - Nasce il Comitato cittadino per il Parco Uditore che si trasforma nell'associazione "U' Parcu", con l'obiettivo di salvaguardare Fondo Uditore affinché diventi un parco urbano, perché si trova in un quartiere a grande densità abitativa e privo di spazi di aggregazione.
2011 - In sei mesi il comitato raccoglie, col contributo di molte associazioni, oltre 6.000 firme e promuove la presentazione di una variante urbanistica di destinazione a parco urbano. L'assessorato all'Economia dellarealizzato il Parco attrezzato, mentre il Dipartimento regionale della Ragioneria generale ha assegnato 100 mila euro per gli interventi. L'area di Fondo Uditore viene denominata, quindi, con decreto assessoriale, "Parco della memoria e della legalità", al fine di garantire la conservazione della memoria dei cittadini sui tragici eventi di stampo mafioso e criminale che hanno segnato la Sicilia e la reazione del popolo siciliano.
15 ottobre 2012 – Il parco viene inaugurato e aperto al pubblico dal sindaco Leoluca Orlando e dall’assessore regionale per l’economia Gaetano Armao. Ricerca effettuata dalla cl. 3E Regione, accoglie la richiesta della cittadinanza e avvia l'iter per destinarla a parco. Il 3 novembre, l'assessore all'Economia affida il parco al comando del corpo Forestale della Regione Sicilia, per avviare le attività di recupero e riqualificazione. La Forestale, in collaborazione con l'Azienda delle Foreste, ha
realizzato il Parco attrezzato, mentre il Dipartimento regionale della Ragioneria generale ha assegnato 100 mila euro per gli interventi.
L'area di Fondo Uditore viene denominata, quindi, con decreto assessoriale, "Parco della memoria e della legalità", al fine di garantire la conservazione della memoria dei cittadini sui tragici eventi di stampo mafioso e criminale che hanno segnato la Sicilia e la reazione del popolo siciliano.
15 ottobre 2012 – Il parco viene inaugurato e aperto al pubblico dal sindaco Leoluca Orlando e dall’assessore regionale per l’economia Gaetano Armao.
Ricerca effettuata dalla cl. 3E






Le fotografie sono state scattate da Andrea Raccuglia
Si ringrazia Giorgia Floccari per aver formulato l'intervista.
si ringrazia Andrea Raccuglia per aver formulato il video.
Nel quartiere Uditore
Nascerà una chiesa a Palermo
su un terreno confiscato alla mafia
Il sindaco di Palermo Leoluca Orlando, insieme con il cardinale Paolo Romeo e l’assessore al Bilancio Luciano Abbonato, ha ricevuto in consegna dal prefetto Giuseppe Caruso, direttore dell’Agenzia nazionale dei beni sequestrati e confiscati, un terreno espropriato alla mafia nel quartiere Uditore.
Contestualmente Orlando ha assegnato il terreno al parroco Salvatore Amato per la realizzazione della Chiesa di Sant’Alberto Magno
“La consegna di questo bene – ha commentato il sindaco – conferma il positivo processo di assegnazione e di riutilizzazione dei beni confiscati alla mafia nella città di Palermo. Esprimo soddisfazione e gratitudine all’Agenzia dei beni confiscati, per aver contribuito finalmente alla definizione di una vicenda che risale al 2008”.
Fonti: “BlogSicilia”

CASERMA DEI CARABINIERI UDITORE PALERMO INTERVISTA AL COMANDANTE MARESCIALLO CIRO MUSTO
1 Maresciallo grazie per averci ricevuto in questa caserma che rappresenta un esempio di legalità e di riappropriazione dei beni sequestrati alla Mafia, cosa si prova ad avere il proprio ufficio nella camera da letto del boss Totò Riina?
Siamo molto orgogliosi che uno dei beni che apparteneva alla criminalità organizzata sia diventato il simbolo della legalità. Noi svolgiamo un lavoro delicato perché lottiamo contro la delinquenza e siamo molto contenti che ragazzi come voi, domandano e chiedono del nostro lavoro delicato. E’ molto importante che un bene che apparteneva alla Mafia sia diventato di fruizione per tutta la cittadinanza e che tutte le persone del quartiere e della città possano usufruire di un servizio.
2 Come vengono restituiti alla collettività i beni sequestrati alla Mafia?
I beni sequestrati alla mafia, in attesa della fase giudiziaria e processuale, vengono gestiti da un’agenzia, chiamata “Agenzia Nazionale dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata”. Una volta che i beni vengono acquisiti, vengono gestiti e poi restituiti alla collettività. Per collettività s’intende che un bene, un ufficio, un appartamento, viene assegnato al Comune che ne fa richiesta, per combattere le esigenze abitative e per fronteggiarle. Alle Caserme vengono date le stazioni, altri immobili vengono dati alle associazioni che hanno uno scopo ben preciso.
3 Come si procede per effettuare un sequestro?
Il sequestro è un atto di polizia giudiziaria che segue l'accertamento di un reato, si parte dalle cose più semplici e si va alle più importanti. Il sequestro di un bene di minore importanza può essere quello di una macchina sequestrata al ladro o alla persona a cui è stata sequestrata e viene restituita al legittimo proprietario. La gestione dei sequestri dei beni è sempre finalizzata alla restituzione di chi ha avuto sottratto il bene o alla fruizione di enti e uffici. Quando il bene è sottratto, deve appartenere alla collettività e non può essere restituito.
4 Sono frequenti le resistenze che si incontrano durante queste operazioni? Come le affrontate?
Noi affrontiamo le resistenze sempre applicando la legge perché è la legge che ci impone quando un bene deve essere sequestrato o deve essere tolto alla disponibilità della persona che lo detiene illecitamente, per cui quando ci troviamo davanti a situazioni di Polizia giudiziaria o davanti a un sequestro, lo facciamo in base a delle leggi contenute nel codice di procedura penale.
5 Durante le indagini come si pone la popolazione palermitana? E' sempre succube dell'omertà o è più collaborativa rispetto al passato?
Certamente! Negli ultimi tempi le cose sono molto cambiate. Tanti anni fa c’era molto riserbo.. Riserbo, nel senso che “denunciare” faceva paura perché poteva incutere certe intimidazioni. Ora, molti reati, per fortuna, vengono denunciati e consentono di individuare i colpevoli.
6 La Mafia negli ultimi anni è cambiata? Ha rivolto i suoi interessi verso altri campi? Se sì, quali?
I campi sono sempre gli stessi dove maggiore è il ricavato economico. La Mafia ha messo sempre gli occhi sulla droga, l’estorsione, la prostituzione e ora ci sono pure i reati bancari… I reati sono tanti come la criminalità in genere che ha gli artigli dove c’è la possibilità di guadagnare.
7 Ritornando al sequestro dei beni, perché le istituzioni non riescono a sfruttarle al meglio? Cosa non funziona?
I beni sequestrati sono tanti, anche il riadattarli non è molto semplice! Per riadattare una struttura occorrono molti soldi, si pensi a una palazzina, a un appartamento importante, per renderlo idoneo bisogna ristrutturarlo quindi lo Stato agisce in base a delle priorità con i fondi di cui dispone. Se fossero già beni belli e pronti verrebbero consegnati subito, ma la gestione sta proprio in questo: vedere come poterli rendere fruibili perché lo Stato non può consegnare delle opere incomplete.
8 Quanto è importante oggi “denunciare”? Quali sono i sistemi di controllo e protezione per chi ha il coraggio di parlare?
Generalmente chi ha il coraggio di denunciare viene sempre tutelato sia dalle Forze dell'Ordine che dalla Magistratura e non viene mai esposto a rischio di ritorsione. E' una cosa che è sempre stata fatta e che assicuriamo sempre anche nelle denunce più semplici. E' interesse, sia di chi svolge le indagini come la Polizia Giudiziaria che, dei Carabinieri proteggere chi fa la denuncia, altrimenti, le persone per paura non parlano. L'aiuto viene garantito sia durante le indagini, sia a livello di Magistratura quando c'è un processo vero e proprio.
9 Il servizio dell'Arma dei Carabinieri è di fondamentale importanza per la lotta alla criminalità organizzata, quali sono i valori che ispirano il suo lavoro?
La risposta, chiaramente, è molto facile. Quello che spinge un giovane come voi a intraprendere un lavoro nelle Forze dell’Ordine, nei Carabinieri o nella Polizia etc… è il grande senso di giustizia che anima il senso del servizio e della disciplina. Noi crediamo fermamente in tutti i valori dello Stato e della Patria. Noi crediamo nei valori delle istituzioni perché, a costo di grandi sacrifici, cerchiamo sempre di tutelare le agenzie.
10 Dopo la licenza media intraprenderemo un nuovo percorso di studio, se qualcuno di noi volesse entrare nell'Arma che requisiti sono richiesti? E lei, alla luce della sua esperienza, ce lo consiglierebbe?
Io lo consiglio a tutti, per l'esperienza che comporta, è un lavoro che piace, un lavoro molto affascinante. Chi viene nei nostri uffici di solito chiede aiuto e protezione, io ritengo che è una missione quella di lavorare con le persone che hanno bisogno di essere aiutate. Voi che siete in un'età ancora molto giovane, potete fare una domanda per entrare nell'Accademia della Polizia, prepararvi e provare a fare i corsi per Maresciallo. I corsi si possono fare a 17 anni , dopo aver preso il diploma e hanno la durata di 3 anni. Questi corsi si fanno a Firenze e, alla fine del terzo anno, quando sarete nominati “Maresciallo” potrete uscire anche con la laurea. Nell'Arma ci sono molte donne, è un lavoro dove bisogna essere molto motivati perché comporta un grande sacrificio però ne vale assolutamente la pena. Chi vuole provare a entrare nei Carabinieri, attualmente, può accedere attraverso il servizio volontario nell'esercito che dura 1 anno. Già dopo il primo anno potete partecipare al concorso che viene riservato a un certo numero di Carabinieri. Ora è in previsione una chiamata diretta come si faceva prima. Un militare che fa il servizio di leva come volontario, dimostra se è veramente motivato, comunque è possibile fare dei concorsi diretti nell'Arma dei Carabinieri, della Finanza, della Polizia, Guardia Penitenziaria e nelle Caserme. Ragazzi, spero di essere stato chiaro e di avere risposto alle vostre domande, preparate con molta diligenza, in modo esauriente.
PALERMO 02/03/16
L'intervista è stata realizzata dagli alunni: Basile Domenico, Calafiore Giuseppe, Dell'Orzo Christian, Ferdico Emanuele, Mastellone Danilo, Raccuglia Andrea e Raccuglia Samuele

Uno dei giardini confiscati alla mafia

L'ingresso della caserma

Terreno confiscato alla mafia destinato alla costruzzione della nuova chiesa di S.Alberto Magno.

Sentiero del residence confiscato alla mafia.

Uno dei quadri nel corridoio della Caserma.

Uno dei quadri nel corridoio della caserma

Targa realizzata in onore del Maresciallo Mario Trapassi e l'Appuntato Salvatore Bartolotta

Villa confiscata alla Mafia

Bandiera della Nazione Italiana situata all'ingressso della caserma.

Giardino nel retro della caserma totalmente dipendente dalla caserma realizzato dal Comandante Ciro Musto

Si ringrazia il Luogotenente Comandante Ciro Musto per la sua disponibilità e la sua gentilezza

Il comandante risponde.

L'alunno Samuele Raccuglia formula le domande.

Il comandante Ciro Musto risponde alle nostre domande
